SALVATORE BALDINU ADATTAMENTO PER TEATRO
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ILIADE IN TERZINE DANTESCHE
Contesa tra Achille e Agamennone                     Libro I
1. Invocazione alla Musa Calliope. L'ira di Achille… il figlio di Pelèo…
Prologo (breve discorso, in cui intona, o Musa, al mio sublime canto…
succintamente si presenta  che agli agili guerrieri dell'Egèo
l’argomento).
[vv. 1-16] 4 altera procurò l'infimo pianto!…
e i cuori degli eroi giovani e belli
all'Ade trascinò… lasciò uno schianto
7 orribile di corpi a cani e uccelli!…
Zeus dunque si placò!… quando il Pelìde…
prima del grave inganno e dei duelli…
10 s'inimicò Agamènnone… il re Atrìde!…
E quale dio l'un contro l'altro mise?…
Apollo… di Latòna e del Cronìde!…
13 In collera col re quel nume uccise
con breve malattia uno schieramento,
perché Agamènnone insultava Crise,
16 deridendone l'abito e l'accento.
2. Crise, sacerdote di Apollo,  Dagli Achèi era giunto il sacerdote,
si reca nel campo greco alle rapide navi, con l'intento
per riscattare la figlia Crisèide,
fatta schiava da Agamènnone. 19 di offrire per riscatto cifre ignote
[vv. 17-37] e un patrimonio in cambio della figlia;
con i segni di Apollo che percuote,
22 implorava dei Greci ogni famiglia,
soprattutto i due re figli di Atrèo:
"Strateghi, Achei dall'ornata caviglia,
25 gli Astri splendenti vi aprano il Priamèo
Regno e il ritorno lieto ai patri lidi…
che nessuno di voi si renda reo
28 contro il voler di Febo… e in lui confidi…
di Zeus figliolo dall'arco veloce!…
La figlia liberatemi dai nidi!...
31 Vi pagherò... ascoltate la mia voce!".
Applaudirono tutti alla preghiera,
pronti allo scambio della sorte atroce
34 con tanto oro quanto una miniera;
ma ad Agamennon non si strinse il cuore,
che, al pio rivolto con parola fiera,
37 lo respinse e gli disse con furore:
3. Crise, offeso e scacciato  "Senti, o canuto, sia l'ultima volta
con minacce da Agamennone, che ti sorprendo accanto alle mie prore…
invoca la vendetta del Dio.
[vv. 38-61] 40 la pezza che hai sul cranio sembra colta
chissà se basterà… o quel bastone
d'oro divino... Lei ti sarà tolta…
43 fino a che… allontanata alla regione…
consumi… in Argo mia… la giovinezza
col duro impegno che al filar s'impone…
46 e si accompagni a me la sua freschezza!...
Vattene… orsù… se ti preme la vita!...
Non provocar di più la mia dolcezza!".
49 L'anziana mente dal timor colpita
in silenzio assentì e verso il mare
rumoreggiante andò l'onda ferita.
52 Venne, così, ad Apollo, al sacro altare:
"Ascolta la mia supplica, o Smintèo,
per Crisa… Cilla… e Ténedo a te care…
55 la bellezza del tempio non ha un neo
con caprette… vitelli… e tanti fiori!...
Punisci gli assedianti e il duce acheo
58 per la mia lunga pena e i miei dolori...
O dio potente dall'arco d'argento,
scaglia gli strali sugli empi invasori!".
61 Così pregando, cessò il suo lamento.
4. Il castigo di Apollo: il Dio  Apollo lo comprese e dalle vette
diffonde fra gli Achei la peste,  furenti dell'Olimpo come il vento
mietendo, per nove giorni, vittime
innumerevoli. 64 precipitò con l'arco e le saette.
[vv. 62-76] Una musica acuta e tintinnante
la faretra dall'omero gli emette:
67 la scuote l'ira e il suo passo pesante.
Col volto scuro, simile alla notte
giunge alle navi, si arresta; e vibrante
70 scatta la freccia seguendo le rotte
ronzanti al colpo dell'arco argentato;
i cani veloci, le bestie e le frotte
73 perfora a morte; col dardo infilato
giacciono i corpi privi di vita;
il rogo brucia chi non è scampato.
76 Per nove giorni alzò l'arma appuntita.
5. Nel decimo giorno, Achille, Alla decima alba un'assemblea
esorta il capo dei Greci  per volere di Achille fu riunita,
a interpellare un indovino 
sulle cause della peste.  79 accogliendo il consiglio della dea
Calcante, prevedendo la reazione  moglie di Zeus, la candida Giunone,
di Agamennone, chiede, che preoccupata per la sorte achea
prima di rivelare la verità, 
che Achille lo protegga. 82 spinse il Pelide a quella soluzione.
[vv. 77-154] Sorgeva al centro il pieveloce Achille,
mentre tutti ascoltavano in riunione:
85 "O Agamennone… -disse- …forse a mille
di noi erranti toccherà il ritorno
ai lidi patri… se alle achee pupille
88 ancora farà luce il nuovo giorno…
ché guerra e malattia sono alleate
e della morte ormai rimbomba il corno!…
91 E' necessario consultare un vate...
Chiediamo al prete oppure al chiromante…
le manda Zeus le immagini sognate!…
94 perché con noi sia in collera il saettante…
Se di negargli vittime o preghiere
il dio ci accusa… e se per abbondante
97 brace di capre e agnelli dalle schiere
terrà distanti i morbi pestilenti!”.
Così parlava e, messosi a sedere,
100 volse lo sguardo al primo dei sapienti.
Calcante, che di Tèstore era il figlio,
conoscitore degli eterni eventi,
103 guidato aveva con il suo consiglio
i Greci a Troia, attraversando il mare;
si era levato già dal suo giaciglio
106 e con saggezza cominciò a parlare:
"Nobile Achille… a Giove prediletto…
qui tu m'inviti a rendere più chiare
109 le ragioni di Febo… re perfetto
nell'arco... Tu dell'ira vuoi sapere?…
E sia pure così!… io ti rispetto!...
112 ma promettimi tu di far valere
la tua parola… il tuo forte intervento…
giurami aiuto… al dio… contro il potere
115 di colui che governa il reggimento
dei guerrieri di Argo e degli Achei…
perché io so che il re sarà scontento…
118 si inasprirà per i pareri miei…
Se il misero fa un torto al gran signore…
deve solo sperare negli Dei…
121 perché colui che gli serba rancore
non scorderà col tempo quell'offesa…
alleverà anche a lungo in fondo al cuore
124 la sua vendetta… e colpirà a sorpresa!…
Ora assicura tu la mia salvezza!”.
E Achille: "La tua mente sia distesa…
127 e riveli qualunque segretezza…
per Apollo che a te svela il futuro…
parla liberamente e con chiarezza!…
130 Per il bel dio a Zeus di fronte giuro!…
Nessuno… finché avrò vista e respiro…
si azzarderà a mostrare il pugno duro
133 contro di te... che possa andare in giro
per queste spiagge... degli Achei nessuno…
anche se indovinando tendi il tiro
136 ad Agamennon che più di ciascuno
tra tutti noi si crede il superiore!".
Allora il più sapiente del raduno
139 riprese a dire con voce migliore:
"Non sono al dio i canti insufficienti…
né scarse offerte gli fanno dolore…
142 è il sacrilego affronto ai sentimenti
del prete maltrattato dall'Atride…
che… rifiutando doni consistenti…
145 di ridargli la figlia non decide…
Questo è il motivo di tanta sventura
che Febo ci causò e… per altre sfide…
148 altra ne causerà non meno dura…
né fine egli porrà alla sofferenza…
se la fanciulla al padre… alla sua cura…
151 non sarà riaffidata… ed in assenza
di condizioni o con alcun denaro!…
A Crisa cento buoi per penitenza
154 siano mandati... e il dio si farà ignaro!".
6. Conosciuta dall’indovino "Corvo del malaugurio sei, Calcante!…
la causa della sciagura, annunciarmi sventure ti fu caro!…"
Agamènnone sdegnato, 
come previsto, se la prende  157 urlò l'Atride; e all'occhio fulminante
con Calcante e chiede ai Greci  il vecchio si appiattì. Sul verso muto,
una contropartita alla cessione  piantato in piedi ardeva il comandante:
di Crisèide.
[vv. 155-180] 160 "Ma quando mai tu mi hai compiaciuto?!...
Non più forte di te è la tua opinione...
-riprendeva Agamennone l'acuto-
163 …e ora tu vuoi fare confusione
raccontando menzogne al mio soldato!…
e lo avverti con la tua rivelazione
166 che… se Apollo con l'arco lo ha infilzato…
mia è la colpa del fatto e mia soltanto…
che ai soldi per Criseide ho rinunciato!…
169 Sicuro... mi piaceva averla accanto…
io qui la preferisco a Clitennèstra…
che ho avuto in moglie pura… almeno quanto
172 lei è di aspetto e nel ricamo destra…
di lineamenti dolci la fanciulla…
di mente arguta… Atena ha per maestra.
175 Vada… se più di questo non c'è nulla…
della mia gente io non voglio il danno…
ma la parte che ho avuto è ormai fasulla
178 e ingiuste privazioni non mi vanno!…
Perché soltanto io non ci rimetta…
i Greci un altro premio mi daranno!".
7. Achille invita Agamènnone  181 E a lui Achille: "Di' quel che ti spetta!…
a restituire Crisèide al padre,  Per presunzione e avidità sei noto!…
promettendogli maggiore bottino Qual è il compenso?… a quale tua ricetta
alla fine della guerra.
[vv. 181-193] 184 dai generosi Achei pretendi il voto?!…
Se dei bottini non distribuiti
siano rimasti a noi… questo mi è ignoto!…
187 tutti i tesori dei popoli asserviti...
più non è giusto riammassarli insieme…
perché di nuovo vengano spartiti…
190 Ridona al dio la donna che ti preme!…
e così avrai ricchezza e maggior preda
più del doppio e del triplo… quando il seme
193 dell'immensa città Zeus ci conceda!".
8. Agamennone accetta  "Abile sei, Achille, nel discorso…
di restituire la propria schiava  ma tu ti illudi se pensi che ti creda!...
Crisèide, ma vuole in cambio 
Brisèide, proprio la schiava  196 Sulla tua parte tieni stretto il morso…
di Achille. ed io alla mia devo rinunciare?!…
[vv. 194-219] Si accetti… dunque… pure il tuo ricorso…
199 ma in cambio a me gli Achei dovranno dare
un'altra bella e dolce prigioniera…
che da meno non sia… e si lasci amare!…
202 Se quel che ho stabilito non si avvera…
provvederò da me… -l'Atride disse-
…mi prenderò una donna dalla schiera…
205 la strapperò ad Aiàce oppure a Ulisse…
ma la tua schiava forse è meglio ancora!...
anche se intolleranza ti colpisse…
208 verrò a rubarla nella tua dimora!…
Inutilmente tu potrai reagire...
Questo… però… poi si vedrà… non ora!…
211 A questo punto si dovrà spedire
una barca affidabile e allestita
con cento buoi… e vi potrà salire
214 Criseide rosea… e sia restituita
con la scorta di un uomo di valore…
da Ulisse o Idomenèo venga accudita...
217 la guidi Aiàce o tu, Achille, senza cuore!...
perché attraverso l'importante offerta
il dio lungiferente cambi umore!".
9. Achille, sentendosi offeso, usa  220 E Achille a lui: "Pensi che mi diverta?!...
aspre parole contro Agamennone, Avido sei ed irriconoscente!…
ricordandogli i propri meriti  Quale schiera di Argivi è così incerta
e minacciando di abbandonare 
la guerra e di ritornarsene  223 da darti retta indiscutibilmente…
nella propria patria, Ftìa. senza temer duello od imboscata
[vv. 220-255] pericolosa e poco conveniente?!…
226 Non io la guerra a Troia ho dichiarata…
se sono qui… non è per ritorsione
di qualche offesa o di bestia rubata!…
229 Coi Tèucri io non tratto una questione
mia privata... non han portato via
greggi e raccolti alla popolazione
232 che abita la fertile Ftìa!…
cime boscose e il mare che risuona
stanno a gran scudo della patria mia!…
235 Per la rivalsa della tua persona…
per la tua faccia tosta ed impudente…
per Menelào… per la sua fama buona
238 si è mosso a Troia il nostro contingente!…
Tu... della sola cosa che io ho avuto
non hai rispetto… non t'importa niente
241 se io in battaglia non ho mai ceduto...
ma addirittura ora attenti alla parte
che merito… e la tratti col tuo sputo!…
244 Più delle mie varranno le tue carte…
quando il Troiano ricco sarà preso…
e incasserai oro e opere d'arte…
247 Eppure su di me è il maggior peso
degli scontri cruenti di battaglia…
eppure non mi sento mai offeso…
250 se a te vien dato il grano e a me la paglia…
ma raggiungo tranquillo il mio equipaggio
con l'orrido vermiglio sulla maglia!…
253 A Ftìa… a Ftìa!... a Ftìa... a Ftìa più saggio
è far ritorno… altro che concentrare
ori ed allori a chi minaccia oltraggio!".
10. Agamennone risponde  256 "Scappa… se vuoi… va' non ti fermare!…
ad Achille in modo sprezzante  -gli rispose Agamennone- …che aspetti?!…
e ancora più offensivo;  Io certo non ti imploro di restare!...
e gli annuncia che, se sarà il caso,
egli stesso gli strapperà Brisèide. 259 Accanto a me ho già uomini eletti
[vv. 256-278] e pronti ad obbedire ad un mio gesto…
ma soprattutto Zeus dagli alti detti!…
262 Tra i re che al Dio son cari io più detesto
te più di tutti… te… che non ti stanchi
delle lotte e ai litigi accorri presto!...
265 Ringrazia il Dio che ti rinforza i fianchi!...
Scappa… su… va' via con i tuoi legni…
Va' pure a casa… troppo tempo manchi…
268 ritorna dalla gente su cui regni!...
Non mi diverti più della tua rabbia!...
ma prima fa' attenzione ai miei disegni!…
271 Non oltre tratterrò Criseide in gabbia…
se così vuole Febo… se la prenda!…
Si vari una mia nave dalla sabbia…
274 e con sicura scorta ella si renda!…
Ora è però che io personalmente
Brisèide ti rapisca dalla tenda!…
277 Vedrai quanto di te son più potente…
ché nessuno mi è pari… né mi affronta!".
11. L’ira di Achille è al colmo,  Arse l'ira di Achille incandescente;
tanto che l’eroe impugna la spada
col proposito di uccidere 280 un doppio intento all'animo gli monta:
Agamènnone. Atena interviene  o tra la folla sguainare la spada
e convince Achille a desistere  e col sangue del re lavare l'onta,
dall’atto violento e a replicare 
a sua volta solo verbalmente. 283 o l'odiante follia tenere a bada.
[vv. 279-355] Con il pugno sull'elsa vacillando
tra la prima e la seconda strada,
286 già agitava nel fodero il suo brando.
Dall'alto dell'Olimpo scese Atena
rapidamente al divino comando
289 di Era, che provava affetto e pena
per l'uno e l'altro eroe allo stesso modo.
Pàllade coglie il Pelide di schiena,
292 fra i bei capelli afferrandogli il nodo;
soltanto Achille superbo la vede
e nessun altro ne scorge l'approdo:
295 "A quale scopo si muove il tuo piede?...
Tu sei la dea dallo sguardo di fuoco!…
-le dice- …o Atena, che fai in questa sede?…
298 Io non capisco cos'è questo gioco!...
Sei qui per l'Atride?!... Col suo ricatto
lui chiama la fine… e la fine io invoco!…
301 Che queste parole io metterò in atto
sei tu testimone, o dea luminosa!".
E lei di rimando: "A quel suo misfatto
304 opponi la lingua e la lama riposa!…
contieni la rabbia e resta sereno…
mi manda dall'alto la dea pensierosa…
307 che lui e te insieme protegge nel seno…
Se tu seguirai il consiglio di Era…
ti presagisco che triplo e non meno
310 avrai il compenso per l'ingiuria fiera…
ma tu non cedere a quella follia!".
Così ammoniva la dea messaggera;
313 ed il Pelide a lei: "Non ho altra via
che quella che mi indichi dal cielo!…
gli Dei pietosi hanno in simpatia
316 chi s'inginocchia col dovuto zelo!...
Farò quel che tu vuoi, contro lo sdegno!".
Achille tacque, molle come stelo,
319 assecondando Atena e il suo disegno:
il forte palmo sull'impugnatura
colore della luna aprì al ritegno,
322 e l'arma scivolò nella fessura.
Pàllade in verde luce volò allora
dal genitore, all'Egida sicura,
325 nella casa solare dell'aurora,
di ogni compagno immortale e divino.
"Ubriaco sei tu!… se ti rincuora,
328 o Agamennone, l'occhio del mastino!…
-riprese Achille con aspra parola,
incalzando l'Atride da vicino-
331 …ubriaco tu sei… se alla tua gola
sale il respiro ansante del cerbiatto!...
Come mai la tua schiera è sempre sola?!...
334 quando c'è da lottare sei distratto?!...
La prima linea non ti è congeniale...
per avventure e assalti non sei fatto!...
337 qualunque esposizione ti è fatale!…
Ma ti piace espropriare… ben protetto…
i premi meritati a colui il quale
340 sincero controbatte il tuo precetto
di fronte al greco immenso battaglione…
I tuoi seguaci hanno più di un difetto…
343 son timorosi e senza posizione…
ché altrimenti vorace e prepotente
non dureresti molto… ed occasione
346 più non avresti di offesa indecente!…
Tu tuttavia ascolta… io ti avverto…
predicendoti qui solennemente
349 sul mio bastone del diritto esperto…
ricavato da un albero che frutto
né foglia né altro fiore darà certo…
352 da quando la mia ascia lo ha distrutto…
su questo sacro simbolo di legge…
che gli Dei han concesso a chi su tutto
355 il greco ordinamento veglia e regge…
12. Il giuramento di Achille. tu ti ricorderai questa promessa…
Achille promette sul suo scettro  Il figlio di Peleo presso il tuo gregge
che non interverrà più in soccorso
dei Greci, lasciando che Ettore  358 un giorno invocherai… se nella ressa
ne faccia strage. ti chiameranno in soccorso gli Argivi…
[vv. 356-367] mentre… impotente… ti verrà soppressa
361 una schiera di uomini… che vivi
certo non lascerà Ettore a terra…
arrossando di sangue fiumi e rivi!".
364 Non dice altro; e il legno, che rinserra
il prestigio regale, scaglia al suolo,
infrangendone i fregi. Un'altra guerra
367 infiammava le viscere al figliolo
13. Nèstore paciere. di Atreo; ma Nèstore di Pilo
Nestore esorta sia Agamennone  si levò in piedi, nell'immenso stuolo
sia Achille a un comportamento 
più responsabile; e cita l’esempio 370 dell'assemblea, a srotolare il filo
di illustri antenati, vantandosi  di succose e scorrevoli parole,
di essere stato loro stimato  come i fiori dell'ape, come il Nilo.
consigliere.
[vv. 368-430] 373 Frequentato egli aveva già tre scuole
di età matura tra i concittadini,
e governava sull'ultima prole:
376 "Astri celesti immortali e divini!…
-esordì il saggio di accorta cautela,
rivolgendosi ai re- …quali destini
379 incombono su noi con cupa vela…
e quali feste attendono i Troiani…
se questa bassa zuffa ne trapela
382 da voi… che la prudenza dei più sani
superate… e la forza degli eroi!…
Voi due… che più di me non siete anziani…
385 state a sentire!… Ancora più di voi
valenti ho conosciuto altri guerrieri…
godendone la stima… e… così… poi
388 non ne ho incontrato più… robusti e fieri!…
né più ne troverò come Driànte…
conciliatore di popoli austeri…
391 nessuno c'è oramai che sia prestante
come Cèneo… Essadìo… e Polifémo…
che agli uomini e agli Dei fu somigliante!…
394 un altro Piritòo più non vedremo…
né un divino Tesèo… figlio del Mare…
del nostro suolo furono il supremo
397 cuore battente… e pronto a guerreggiare
contro i violenti con pari violenza…
contro i Centauri fino a sterminare
400 l'ibrida stirpe dall'erta presenza!…
Fuori di Pilo e del Peloponneso…
da loro fui invitato con frequenza
403 a dir la mia… e mai mi sono arreso…
con polso fermo contro l'arroganza…
nelle opinioni e nel discorso esteso!…
406 Oggi nessuno li eguaglia abbastanza
in forza... e un forte accento li ha persuasi
al mio parere e alla sua osservanza…
409 questa… quindi… applicate ai vostri casi!…
Il contraddirmi non vi è vantaggioso…
perciò darete ascolto alle mie frasi!…
412 O Agamennone… principe glorioso…
non sottrarre al Pelide la sua schiava…
nonostante sia forte e valoroso!...
415 fa' che non perda quel che meritava!...
Tu… Achille… frena l'ira tua irruente…
per cui il sovrano molto si alterava…
418 Nessun monarca… capo o presidente…
vantandone da Zeus l'investitura…
può sopportare al fianco un concorrente!…
421 Lo sopravanzi in cuore ed in figura…
perché a una ninfa devi i tuoi natali…
ma lui ti schiaccia con maggior premura…
424 perché comanda tutti i generali!…
Calmati, o duce!... e il figlio di Peleo…
da me addolcito con parole uguali…
427 sorreggerà il duro impegno acheo!".
14. Epilogo della contesa. "O elegante e finissimo oratore…
Agamennone respinge il consiglio -replicò il primogenito di Atreo-
di Nestore e scatena in Achille 
una reazione ancora più aspra.  430 …il tuo grande equilibrio ti fa onore!...
[vv. 428-446] Io però sarei troppo comprensivo
con chi cerca di incutermi terrore…
433 sbandierando il suo tono imperativo
a ogni mia regale decisione…
questo mai e poi mai... mai finché vivo!…
436 Gli Dei gli han dato una benedizione…
quella che abbatte tutti gli avversari…
lui... maestro d'insulti si propone!".
439 "Deboli ed imbecilli ti son cari!…
-lo interruppe il Pelide- …e così anche
me tu vorresti... ed ora invece impari
442 quanto le mie pazienze siano stanche
di fronte a quel che imponi impunemente!...
Libero son da te e dalle tue branche!…
445 Cercati un altro e impera su altra gente!...
ma osserva e fissa un ultimo concetto!…
15. Achille cederà Brisèide,  In questa guerra da ora sarò assente!…
ma giura che non combatterà 
mai più per i Greci e si ritira,  448 né a te né ad alcun altro son soggetto!…
con l’amico Patroclo, presso Brisèide bella a me in premio è toccata…
la propria tenda.  non hai diritto al strapparla al mio letto!…
Agamennone manda due fanti 
presso la tenda di Achille,  451 Là… dove la mia vela è ancorata...
che consegna loro Brisèide. non provare però ad allargarti…
[vv. 447-526] altra ricchezza non ti è destinata!…
454 Se dico no… tu non avvicinarti…
altrimenti ti aspetto… ben contento…
quanto la picca mia saprà scavarti…
457 tanto a tutti sarai d'insegnamento!".
Nessuno più parlò: ogni avversario
si dileguò, ogni verso fu spento;
460 sulla greca assemblea cadde il sipario.
Achille, col fedele e coraggioso
Patroclo e ogni altro volontario,
463 ritorna al campo e al lido rumoroso;
mentre Agamennone ordina che in mare
si spinga un legno splendido e sontuoso
466 con cento buoi; e su vi fa montare
quaranta braccia esperte, agili e pronte
di forti vogatori; e collocare
469 lui di persona vuole sul bel ponte
Criseide rosea, leggiadra e gentile.
Sale al timone Ulisse d'alta fronte;
472 fila lo scafo fra le ondose file.
Queste cose compì l'Atride allora;
poi dispose che a un santo fontanile
475 si lavassero tutti e, in ogni prora,
si sciogliesse nell'acqua ogni escremento;
e in onore di Febo, poi ancora,
478 immolò capre e buoi per più di cento.
Un tanfo acre si sparge per il campo:
Agamennone saldo è sempre attento
481 al malvagio progetto e al primo stampo.
Così ai fanti Taltìbio ed Euribàte
si rivolse l’Atride: ”Come il lampo,
484 messaggeri fedeli, presto andate
al rifugio di Achille… alla sua alcova!…
Voglio per me le guance delicate…
487 e la figlia di Brìseo a me si muova!…
Se egli si opporrà… giungerò io…
con numerosi Argivi a maggior prova!”.
490 Parlò con gesti e rafforzò l’invio.
Percorrevano i due l’arida riva
col passo incerto e l’animo restio;
493 quando furono là presso la stiva
del mirmidone legno, lungo il mare
sedeva Achille e certo non gioiva;
496 immobili eran lì senza fiatare,
allo sguardo del re quasi tremanti,
col busto curvo di chi vuol pregare.
499 L’eroe capì ogni cosa; e ai due fanti:
“Messi di Zeus… –disse- …vi saluto!…
Ambasciatori di popoli, avanti!…
502 Nessuno scorno ho da voi avuto…
C’è un colpevole ed è soltanto uno!…
per Agamennone e il suo statuto
505 siete venuti fino al mio raduno
a sottrarmi per lui Briseide bella…
è colpevole lui né più c’è alcuno!…
508 O Patroclo valente, la mia ancella
sia consegnata all’accompagnatore!…
però di fronte ad ogni sacra stella…
511 agli uomini e al duce senza cuore
voi sarete presenti al nuovo astro…
se colui che ora offende il mio valore
514 vorrà poi che lo salvi dal disastro!…
giacché la mente contro gli si gira…
né l’occhio gli dà il tempo né l’incastro
517 che chi lo affianca eviterà la pira!".
Tace il Pelide; ed il compagno caro
Patroclo accondiscende e quindi attira
520 la figliola di Brìseo dal riparo,
consegnandola ai fanti messaggeri.
Se ne vanno ora i due dal greco varo;
523 si allontana anche lei malvolentieri.
Achille scoppia in lacrime; e in lamenti
si ritrae solitario ai lidi neri;
526 scruta le onde scure e indifferenti,
16. Achille invoca l’intervento               invocando l’amata genitrice.
della madre Teti, perché chieda  Con le braccia protese: “Madre, senti?!…
a Zeus di punire i Greci 
con la sconfitta e di vendicare,  529 Per un simile vanto, madre… –dice-
così, l’oltraggio inflittogli  …mi hai dato in vita a prematura morte?!…
da Agamènnone. Così mi appaga e mi fa felice
Dopo aver riassunto la vicenda, 
ricorda alla madre quando,  532 la Folgore potente?!… Ho questa sorte?!…
sola contro tutti gli altri Dei,  Qui mi abbandona senza stima alcuna
impedì che Zeus fosse incatenato; il sommo Zeus?!… Davanti alle mie porte
e invita, dunque, Teti a ricordare
al Padre degli Dei anche  535 il prepotente argivo mi importuna…
quell’episodio, perché, sentendosi trascinando con sé… per il suo amplesso…
in debito con lei, Zeus le accordi Briseide e il bel colore della luna!”.
la sconfitta dei Greci.
[vv. 527-631] 538 Sentì quel pianto la madre, che spesso
stava vicino al genitore anziano
negli abissi; e dal liquido convesso
541 sorse in vapore, tendendo la mano.
Lo bacia e abbraccia e con lieve carezza
dal viso rosso sospinge pian piano
544 capelli d’oro scomposti alla brezza;
presto gli chiede sedendosi a fianco:
“Figliolo caro, per quale tristezza
547 si bagna la tua guancia?… hai l’occhio stanco!…
Non nascondermi nulla… ogni tormento
confidami… con me devi esser franco!”.
550 “Ogni cosa conosci!… se ti ostento
quel ch’è già noto… a che serve, o madre?…
-proruppe Achille con più grave accento-
553 …Eziòne fu annientato e le leggiadre
donne del tempio e della sacra rocca
furono poi rapite ad ogni padre…
556 Al migliore di Atreo Criseide tocca
dal gran bottino… tra tutti spartito…
così da soddisfare ogni achea bocca…
559 Ma giunge al campo un uomo… che al rito
di Febo era preposto… e qui propone…
per rispetto del dio e del suo vestito…
562 di riavere la figlia a condizione…
avanza in cambio consistenti appigli…
volgendo ai Greci devota espressione
565 e in special modo ai due superbi figli
di Atreo… e li implora inutilmente!…
Non apprezzò Agamennone i bisbigli
568 santi del vecchio… né l’offerta ingente…
né i sì di eroi plaudenti tutti quanti…
ma maltrattò con urlo inaccogliente
571 quel pio che inerme gli stava davanti!…
Se ne va risentito il sacerdote
da Apollo… che non tollera i suoi pianti…
574 Dall’alto sacro monte il dio si scuote…
e sugli Achei ne dà l’acuta punta
delle saettanti ed ammorbanti note!…
577 Una schiera di uomini è consunta…
sfrecciano i colpi dell’alato nume…
ovunque ogni tenda vien raggiunta!…
580 Da ultimo un sapiente accende il lume
sui versi arcani di Febo… e rivela
ai guerrieri riuniti il suo costume…
583 Quand’ecco che… senza frappor cautela…
invito io Agamennone a dar pace
alla furia di Apollo… e parallela
586 si leva contro me dal più loquace
dei figlioli di Atreo una tale sfida…
che egli persegue come più gli piace!…
589 Ormai l’Acheo il bel vascello guida…
trasportando l’ancella verso Crisa
e altra fortuna che ad Apollo arrida…
592 mentre ai miei occhi i fanti hanno divisa
dal padiglione dove dimorava
Briseide che per me si era decisa!…
595 Se ne vanno ora i due con la mia schiava…
Madre divina, dammi il tuo sostegno!…
sali all’Olimpo e a Zeus… se ringraziava
598 te per un gesto… o anche per un segno…
quando gli fu di aiuto in un frangente…
rivolgi un’orazione con ingegno!…
601 Tu… che mi hai generato… sei potente!…
Raccontavi con vanto a me bambino
una storia… e la udivo di frequente…
604 solo tu da un terribile destino
salvasti Zeus che le nubi raccoglie…
Un’immagine viva ho del divino
607 complotto… che fu ordito dalla moglie
Era… e il fratello Posìdone e Aténa
assieme agli immortali d’alte soglie
610 provarono a legare il Dio… ma… appena
vedesti, o ninfa, tale situazione…
lo strappasti a quel rischio di gran lena
613 allarmando il centìmano Egeòne…
così come dagli uomini è chiamato…
o Briarèo dai celesti… che si impone
616 in prestanza su chi lo ha generato!…
e quello accorse sul supremo monte…
sedendo accanto a Zeus ben esaltato
619 per così grande stima… e a lui di fronte
gli Dei furono colti dal terrore…
dimenticando le catene pronte…
622 Tu, madre, va’… sali alle sue dimore…
cingigli i piedi… giacendogli accanto…
risveglia la memoria… e al suo cuore
625 chiedi per Troia aiuto… e che pertanto
retroceda ogni acheo ad ogni tenda…
sia ogni schieramento ucciso e infranto!…
628 Per un simile despota si accenda
di piacere ciascuno… e di persona
quanto è pazzo Agamennone lo apprenda…
631 lui… altero… avversa il greco che più tuona!”.
17. Il pianto di Teti. La madre Teti replicò, piangendo:
[vv. 632-665] “Povera me… fu tanto poco buona
634 la stella che ti illuminò nascendo…
diletto Achille… e io senza motivo
ti ho fatto grande… ahimè… non lo comprendo!…
637 Come vorrei che tu libero e schivo
da lacrime ed oltraggi riposassi
su questa spiaggia… ad evitar l’arrivo
640 della Moira ormai prossima ai tuoi passi!…
L’attimo in cui nascesti… compariva
sul letto un astro ostile!… Son già bassi
643 i soli al tuo orizzonte… ed anche priva
di gioia è la tua ora!… ma io adesso
salirò… tuttavia… io che son diva…
646 sull’olimpica cima… al bianco ingresso…
e parlando col Dio figlio di Crono…
che dei lampi ha assoluto il possesso…
649 cercherò di condurlo io al tuo tono!…
Rimani nel frattempo lì alla rada…
presso le vele… e ai Greci giunga il suono
652 grave dell’ira… e taccia la tua spada!…
Da poche ore nel mare profondo
si è immerso Zeus… e sulla stessa strada
655 procedono con lui gli Dei del mondo…
a pranzo nelle ingenue etìopi sedi…
Dodici giorni… e al vertice rotondo
658 risalirà… là stringerò i suoi piedi…
nelle immortali case… ed… implorando…
son certa che otterrò quello che chiedi…
661 Zeus farà quel che voglio… come e quando!”.
Teti concluse e poi svanì nell’onda;
rimase Achille ligio al suo comando,
664 roso dall’ira per la sorte immonda
della giovane estorta contro voglia.
18. Crisèide resa al padre.  E i cento buoi raggiungono la sponda
Sacrifici e lodi in onore di Apollo.
[vv. 666-767] 667 della città di Crisa; e, alla soglia
dell’ampia cala, il figlio di Laerte
ripiega sulla nave la gran foglia
670 sgonfia dal vento e, lungo le coperte
assi del ponte, l’albero compone
con la corda di canapa solerte.
673 Guida remando lì l’imbarcazione
presso la costa; e fissa all’ancoraggio
con le funi la prua; e in processione
676 tocca ora terra tutto l’equipaggio.
Già sono in linea i cento buoi del dio;
giù dallo scafo dell’umido viaggio
679 scende alla fine la figlia del pio.
La scortò all’ara l’avveduto Ulisse,
che, cedendola al padre amato: ”Io,
682 o Crise, ridò a te la figlia… -disse-
…il re supremo Atride l’ha spedita!…
Qui mi inviò… perché pure si offrisse
685 al divo Apollo una sacra partita
di cento buoi… così che in Febo cessi
la collera che aprì tanta ferita
688 fra gli eroi greci!”. Esposti questi nessi,
Ulisse assolve il bel volto diletto
a Crise; e il pio, con alti versi espressi,
691 esulta e lo comprende forte al petto.
Presto, le cento vittime divine
circondano l’altare ben eretto;
694 ogni mano si terge e le farine
d’orzo salato stringe. Crise, allora,
protende il braccio e con il labbro affine
697 innalza la preghiera e così implora:
“Tu… che l’arma argentata impugni e brami…
che su Ténedo forte regni… e ancora
700 Cilla sacra proteggi e Crisa ami…
tu, Febo, ascolta!… Se all’inizio… prima…
riversasti sui Greci lutti infami
703 per la supplica mia… con la tua stima
quest’altro desiderio ascolta e appaga!…
Dilegua il pestilente orrendo clima
706 che sulle schiere achee la morte impiaga!”.
Prega così; e lo asseconda Apollo.
Cessa ogni voto; fra le mani vaga
709 il farinoso farro d’orzo; e il collo
dei cento buoi prima è tenuto alto,
poi trafitto nel sangue fino al crollo.
712 Tolta la pelle, un duplice risalto
lega d’omento le anche già recise
con brandelli di carne ancora in smalto:
715 le arrostisce così l’anziano Crise
sopra ceppi infuocati ed, innaffiando,
di vino rosso poi le rende intrise.
718 Quindi, esperti aiutanti al suo comando
armeggiano gli spiedi a cinque chiodi,
rosolando le costole e assaggiando
721 la coratella santa; in tanti modi
infilzano le parti sulla punta
con cura abbrustolendo gli altri nodi,
724 poi ripresi alla brace non consunta.
Compiuto fino in fondo il gran lavoro
e i tavoli imbanditi, senza aggiunta
727 ognuno all’appetito dà ristoro.
Quando sazia di carni e di bevande
si contiene ogni bocca, il vino d’oro
730 tracima dalle tazze; e a ognuno espande
ogni garzone il nettare di Bacco;
gode ognuno del succo. Allegre bande
733 di figli d’Argo, d’animo mai fiacco,
intonano ad Apollo il sacro canto,
per tutto il giorno senza mai uno stacco.
736 A Febo quella lode piacque tanto;
e si commosse l’argentato dio.
Giunse il tramonto ed il notturno manto
739 ravvolse ognuno nel sognante oblio,
sotto le corde al fondo di ogni legno.
E appena Aurora rischiarò l’avvio
742 all’alba nuova, colorando il segno
di dita rosa agli attimi nascenti,
gli agili Achei puntarono a convegno
745 l’argiva prua verso gli accampamenti.
Gonfia le vele il figlio di Latòna,
sorreggendone i pali con i venti;
748 sospinge la carena un’aria buona,
mentre lo scafo vola sulle onde,
percotendo la chiglia che rintrona.
751 Presso le tende greche dalle sponde
si trascina la barca sulla sabbia;
e l’asse lungamente si confonde,
754 sostenendo precisa la sua gabbia.
Ogni acheo si separa; e al naviglio
ritrova il padiglione. Eroica rabbia
757 rode ora dentro il poderoso figlio
di Teti e di Peleo; dura e silente
gli comprime anche il cuore: né al consiglio,
760 accademia dei forti, o al combattente
sforzo lo spinge; invece lo addolora,
lontano dallo scontro, e gli consente
763 l’eco di guerra e l’urlo di chi implora.
Spenti gli undici giorni, il sole accese
la luce dodicesima di Aurora.
766 Ogni immortale dio, quindi, riprese
             la via celeste; e Zeus gli apriva il passo.
19. Teti presso Zeus. Risale Teti, allora, le distese
[vv. 768-820]
769 dell’abisso marino e all’alto masso
dell’Olimpo si invola mattiniera;
raggiunge Zeus sul colle meno basso,
772 pensando al proprio figlio e alla preghiera.
Lì solitario ed appartato siede
il Dio che con lo sguardo tutto impera.
775 La ninfa giace e all’immortale piede
con la mano sinistra forza oppone;
e con la destra alle guance concede
778 una carezza per l’invocazione:
“Paterno Zeus, se mai qualche mio gesto
ti fu di aiuto… o qualche mia espressione…
781 ti prego di esaudire solo questo!…
Rendi giustizia al mio diletto Achille…
che la Parca rincorre troppo presto!…
784 Appaga e fa’ felici le pupille
del mio figliolo vittima di oltraggio
da Agamennone capo delle mille
787 schiere di eroi… per il furtivo ingaggio…
con cui si gode ormai Briseide bella!…
Zeus dell’Olimpo, ascolta… rendi omaggio
790 al mio diletto Achille… alla sua stella!…
Tu… di sapienza massimo signore…
da’ la vittoria ai Teucri e cancella
793 agli Argivi impauriti ogni vigore…
quindi insinua nei Greci il pentimento…
punendo doppiamente il disonore!”.
796 Teti parlò, ma al supplicante accento
non rispondeva il Dio della tempesta,
comodamente e con il verso spento.
799 Stretta ai suoi piedi, di nuova protesta
la ninfa lo investì: ”Non stare zitto…
di’ se accogli o respingi la richiesta!…
802 Non deve intimorirti alcun conflitto…
di ogni creatura splendida immortale
forse a me tocca il minimo profitto!”.
805 Zeus che concentra il nuvoloso strale,
con un sospiro, allora, le si arrese:
“Mi esorti a un atto inviso… che rivale
808 mi renderà a Era… e alle sue offese
non scamperò!… Sebbene timorosa…
anche di fronte ai numi aspre contese
811 intraprende con me… e mai riposa!…
rinfacciandomi poi di far le parti
per i Teucri!… Però la miglior cosa
814 è che tu vada via… perché osservarti
ora potrebbe Era con sospetto!…
Più tardi penserò io a soddisfarti…
817 Rassicurati tu per quanto ha detto
la fronte mia che accenna il giuramento…
è il più sublime gesto e alcun difetto
820 può invalidare quel che appena ostento!”.
20. Il cenno di Zeus. Zeus tacque; e le sopracciglia oscure
[vv. 821-835] si inarcarono al Fulmine d’argento;
823 si scossero i capelli e così pure
le meningi immortali del Cronide;
vibrarono all’Olimpo sulle alture
826 le sacre cime, oscillando infide.
Raggiunto, dunque, quel solido accordo,
si ritraggono via: l’oceano incide
829 Teti, volando giù dall’alto fiordo;
e Zeus ritorna alla casa regale.
Nessuno degli Dei indugia sordo,
832 sfidandolo incurante sul guanciale;
ognuno gli va incontro e tutti insieme
si alzano in piedi; ognuno allora sale
835 alla dimora del paterno seme.
21. Disputa tra Era e Zeus. Lì il Dio si insedia sull’eccelsa scranna;
[vv. 836-900] ma Era conosce ormai quel che gli preme,
838 poiché ha scrutato bene, e non si inganna
sul convegno che a Teti in segretezza
ha concesso il consorte. Era lo azzanna
841 per iniettargli la sprizzante asprezza:
“Re di menzogna!… chi degli immortali
si consultò con te?… Nulla ti spezza
844 il bonumore… quando oscuri mali
di tramare ti ingegni!… Agli occhi miei…
sì… ti è caro celare quanti e quali
847 progetti hai!”. “Se tu venuta sei
per carpirmi i pensieri… -le risponde
il Padre dei mortali e degli Dei-
850 …quello che la mia mente ti nasconde
dispera di conoscere!… ché è cosa
di difficile accesso… e ti confonde
853 la comprensione… anche se mi sei sposa!…
Nessuno tra gli Dei o essere umano
parola che non resti silenziosa
856 sentirà… precedendoti!… e lontano
dall’assemblea divina e in discrezione
quel che decido non chiedermi invano!…
859 Raffrena all’indagare ogni passione!”.
“Crudelissimo Zeus, ma quali verbi
hai pronunciato?!… -replica Giunone,
862 splendida dea dagli occhi superbi-
…Nulla ti chiedo e nulla più io indago
ormai da tanto su quello che serbi!…
865 Ho un sentimento di certo non vago…
ed il timore ora forte mi piglia…
che la ninfa abitante del gran lago
868 su dall’abisso… la nerèide figlia
sia risalita tempestivamente
per circuire il cenno alle tue ciglia…
871 L’ho vista di persona già giacente
a te vicino… e cingerti i ginocchi…
E’ giunta presto al sorgere d’oriente…
874 l’ho vista io con i miei larghi occhi!…
Sicuramente tu le promettesti
la sconfitta dei Greci… e quanto tocchi
877 grave alle vele… perché ciò si presti
a vendicare il torto al pieveloce!”.
“Di eterna diffidenza tu mi investi,
880 anima maliziosa!… -alza la voce
contro di lei, allora, il Dio dei lampi-
…se cerco di sfuggirti non ti nuoce
883 certo alla vista… ma ogni azione stampi!…
Vana sarà però la tua perizia…
perché poi io reagisco… e mai la scampi…
886 causandoti così maggior mestizia!…
Qualora tu scoprissi quel che ho fatto…
sappi che ciò mi piace… anzi… mi vizia!…
889 Giaci ora… sta’ zitta… e metti in atto!…
ché inutilmente sul montuoso dorso
qualunque dio… giungesse anche di scatto
892 a difesa… potrà darti soccorso…
quando ti afferrerà il mio pugno invitto…
e le tue trecce ne godranno il morso!”.
895 Dopo queste parole cadde afflitto
dalla paura il largo occhio di Era,
che in silenzio splendeva; e anche zitto
898 giacque con lei il furore. In ogni sfera
dell’egìaca dimora, ogni bel viso
si rabbuiò agli Dei; tra quella schiera
22. Efèsto paciere. 901 l’illustre Efèsto, artigiano preciso,
[vv. 901-1000] esordiva così per onorare
la cara madre: ”A voi nessun sorriso
904 di sicuro verrà… né sopportare
potrete ancora questo alterco basso…
se per gli uomini amate litigare…
907 sollevando all’Olimpo il gran fracasso!…
Nel caso il male accresca lo spessore…
pranzare insieme non sarà uno spasso!…
910 Madre… che pieno hai di saggezza il cuore…
ti prego… ascolta il mio consiglio adesso!…
Accondiscendi a Zeus… mio genitore…
913 domandone la collera… ché accesso
egli non apra ad una nuova rissa…
e mandi all’aria il nettare e il congresso!…
916 Sull’alto monte ha la sua sede fissa…
dominando la folgore potente…
e… se lo vuole… tutti ci inabissa
919 assieme ai nostri troni!… Proprio niente
possiamo contro chi ci sopravanza!…
Tu, madre, ora… cerca dolcemente
922 di mitigarlo!… e questo è già abbastanza…
perché presto con noi non si cimenti…
ma ci elargisca beni in abbondanza!”.
925 Così la esorta Efesto; e agli occhi attenti
di Giunone, la madre venerata,
balza su in piedi; due prese capienti
928 della coppa rotonda e ben fregiata
le porge tra le dita e: ”O genitrice,
anche se tu sei ora rattristata…
931 e ne hai il buon motivo… -egli le dice,
con tenue voce fra le folte chiome-
…cerca di farti forza!… se felice
934 vuoi che io sia… e poi non veda come
tu ne rimanga ancora più colpita…
amata madre… e… se farai il mio nome…
937 si aprirà nel mio cuore una ferita
davvero insopportabile… ché io
nulla potrei per te!… Ardua sortita
940 compie chi sfida il folgorante Dio!…
Già un’altra volta… come tu sai bene…
ho rischiato per te… ma il padre mio…
943 senza pietà delle mie gravi pene…
mi attanagliò col pugno la caviglia…
e mi lanciò dal monte… che sostiene
946 gli eterni ingressi… Giù per mille miglia
mi sfragellai… una giornata piena!…
e là… stremato… la dura conchiglia
949 presi d’impatto… all’ora della cena!…
Dagli scogli di Lemno… alle soglie
mi soccorsero i Sinzi con gran pena!”.
952 A queste frasi la divina moglie
del padre Zeus, la candida Giunone,
non smette più di ridere; e raccoglie,
955 sempre ridendo, in continuazione,
la coppa dalle mani del figliolo.
Efesto, dopo quella conclusione,
958 a ogni altro immortale dello stuolo,
girando dalla destra, fa il coppiere:
riempie il calice e versa fino al suolo
961 il nettare che emerge dal cratere.
Di fronte a quel teatro improvvisato
da Efesto e all’insolito mestiere
964 del dio claudicante e affaticato,
che brancola nell’aula conviviale,
un riso incontenibile e sfrenato
967 risuona nella gola a ogni immortale.
E dal mattino fino a mezzogiorno
dal pomeriggio alla luce serale,
970 come i pianeti e gli astri, tutti intorno
si aggirano i celesti commensali
fra il nettare e l’ambrosia dell’adorno
973 simposio, dividendo in parti uguali.
Né a Febo, allora, mai suonò confusa
la cetra aurea; né le armonie geniali
976 vennero meno al canto della Musa
su alterni toni e su registri vari.
Ma appena all’orizzonte fu richiusa
979 la luce risplendente e le solari
lamine ardenti persero il fulgore,
sparendo dal riflesso lungo i mari,
 
982 in quel momento ogni alto signore
rapidamente volse alla dimora,
costruita con abile valore
 
985 sulla casa stellare dell’aurora,
ad ogni amico immortale e divino,
da Efesto, illustre fabbro che lavora
988 col colpo destro e con quello mancino.
Era anche l’ora, quella della sera,
in cui piacevolmente il suo cammino
991 apriva il sonno alla mente leggera
dell’olimpico Zeus altotonante,
quando gentile e con potenza fiera
994 lo aggrediva l’immagine sognante.
Là sul giaciglio, dove il coricare
l’anima era per lui cosa costante,
997 il Padre degli Dei volle tornare.
Lì asceso, infine, lo assalì Morfèo;
e la dea Era dal dorato altare
1000 si riadagiò con lui sull’apogèo.
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