ANALISI DEL DOCUMENTO 26

Quest’atto del Provveditore agli Studi di Bergamo è datato 7 novembre, giorno immediatamente successivo a quello in cui lo stesso dott. Antonio Campese deve aver ricevuto l’esposto del prof. Piantoni (doc. 19). Il Provveditore ha dunque dedicato pochissimo tempo all’analisi della relazione del Preside, dalla cui fumosità persecutoria (che non potrebbe sfuggire all’occhio di un esperto) emerge chiaramente un dato: la mia accusa di corruzione nei confronti del prof. Piantoni. Cosa fa il dott. Campese?… incarica l’accusato di comunicare all’accusatore l’avvio del procedimento!

Solo un Santo può avermi suggerito di strappare senza leggerlo il foglio di un simile ordigno bellico, sottraendomi ad una pericolosa deflagrazione. Quale sarebbe stata, infatti, la mia reazione? Non lo so, ma certamente quella più conveniente ad ulteriori esposti fumosi del prof. Piantoni. Il Preside, quello stesso giorno, fin dalla prima ora di lezione passa apertamente all’attacco facendosi trovare in classe ed estendendo la sua strategia destrutturante dall’orario alla programmazione di Storia (come da memoria). Destruttura anche, così, con sorprendente ripensamento, una sua decisione di due giorni prima esposta al Provveditore: Il Preside non raccoglie la provocazione per non inscenare davanti agli allievi diatribe diseducative (doc. 19, lettera m).

A ben vedere l’atto del Provveditore non è indirizzato a me né per competenza né per conoscenza; e dispone che: Il Capo d’Istituto comunicherà al Professore l’avvio del procedimento.

Come mai il prof. Piantoni viene in classe e mi consegna un foglio, a me non indirizzato, quando sarebbe stato più rispettoso della mia riservatezza e più semplice (data la compresenza del collega Cacciaguerra) convocarmi in presidenza e comunicarmi la cosa? L’eccitazione potrebbe forse aver indotto in errore il Preside, fino al punto da fargli compiere un altro genere di destrutturazione, questa volta a carattere bivalente: quella dell’efficienza-efficacia? No. Il prof. Piantoni non può non sapere che ho già strappato di fronte agli alunni il suo avvertimento scritto e vuole mettermi nella condizione di cestinare anche quella comunicazione: quindi viene in classe per sfidarmi a ripetere quel gesto e raccogliere la prova di lesa maestà verso un atto più importante del suo. Chi accuserebbe ora lui non proprio di raccogliere ma addirittura di avviare in prima persona una provocazione, dato che stringerebbe in mano un autentico mandato del Provveditore ad agire nel senso di inscenare davanti agli allievi diatribe diseducative? Solo io?!  

Ma cosa si prefigge il prof. Piantoni con l’ultima destrutturazione diseducativa?

Ovvio: preparare il terreno agli accertamenti ritenuti opportuni dall’ispettore in arrivo, che si troverà di fronte ad un adeguato stato di confusione imputabile naturalmente e immediatamente all’inquisito, in un’indagine che, constatata l’emergenza, non andrà certo per il sottile; in sintesi, il prof. Piantoni sta provocando l’avvio di un processo sommario: la sua unica via di successo.

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