ANALISI
DEL DOCUMENTO 25
Questo
provvedimento è datato 4
NOVEMBRE, giorno in cui mi è stato comunicato. I termini della
presentazione delle controdeduzioni erano già scaduti in data 29 ottobre, cosa
che non poteva essere sfuggita al Preside, constatata la sua puntigliosità
formale. Come mai allora il prof. Piantoni decide di aspettare tre giorni per irrogare
la sanzione disciplinare dell’avvertimento scritto?
E’
molto semplice: egli non è tranquillo, o meglio, prima di agire vuole valutare
le conseguenze del suo futuro atto. Sente ancora fresca la ferita riportata nel
suo attacco sconsiderato dello stesso 29 ott. durante il Consiglio di Classe,
dal quale non si è allontanato per un’offesa
personale alla propria autorità e dignità (doc. 18), del tutto
improbabile perché proveniente da persona che aveva appena squalificato (come
si è già argomentato a p. 67). Il prof. Piantoni è verosimilmente fuggito
spaventato dalla mia prontezza di spirito, con la quale avrei potuto produrre
pubblicamente le controdeduzioni ad una contestazione
di addebiti ormai monca per sua bocca della regolare riservatezza; ma egli
è scappato, soprattutto, perché ha temuto di provocarmi al punto di indurmi a
mettere in piazza il movente della sua strategia mobbizzante: i fatti della
Scuola Media “Grossi” di Treviglio e in particolare la denuncia contro il
Preside Valerio Alinovi (doc. 10-13). E’ forse pensabile che il prof. Piantoni
fosse all’oscuro di eventi talmente gravi riguardanti la mia persona? Sono
convinto, alla luce dei fatti, che egli sapesse tutto già prima che rimettessi
piede nella sua Scuola e che mi stesse aspettando con ansia per darmi il ben
servito.
Nell’esposto
al Provveditore (doc. 19, lettera f,
p. 72) il prof. Piantoni riferisce: si appella poi alla lunga militanza comunista che lo avrebbe accomunato
al Preside, per non avere l’avvertimento scritto; e induce così a
ritenere che io per primo gli avrei ricordato come punirmi e che tutto il mio palese
stato di agitazione (come recita alla lettera precedente) sarebbe dipeso dal timore di un simile
provvedimento. Questo sarebbe per il Preside un punto del fumoso (notevole l’uso
di un termine squisitamente politico) discorso
che mi attribuisce, ma al di là del quale egli ipotizza che io debba ancora venire al dunque,
come dice di avermi richiesto (lettera g).
Quindi la ricerca da parte mia del favore di non avere l’avvertimento scritto
per solidarietà di partito non è un dunque
che può soddisfare il prof. Piantoni, l’unico dunque che, secondo il suo stesso riassunto, sarebbe in grado di
spiegare il mio palese stato di agitazione.
Ma
quale dunque preoccupa allora il
Preside tanto da fargli perdere l’ordine del discorso? E’ sapere se io ho
intenzione di tirar fuori finalmente la “relazione finale”, senza il
supporto della quale la mia denuncia contro il prof. Alinovi è stata facilmente
archiviata (doc. 10 e 12); altrimenti non si capirebbe perché, nonostante il
mio palese
stato di agitazione, il prof. Piantoni, invece di
cercare responsabilmente di tranquillizzarmi, sia rimasto di ghiaccio.
Accertato, dunque,
che dal mio successivo discorso (lettere
g-l) non sia emersa alcuna minaccia di denuncia nei confronti del suo
collega Alinovi, il
Preside m’irroga la sanzione disciplinare dell’avvertimento scritto.
Anche
in chiusura di questo documento si evidenzia a riprova e in maggior misura la
malafede del prof. Piantoni. Egli, infatti, alla fine Mi richiama ad una puntuale osservanza dei miei doveri, ma trascura di contestarmi con puntualità le anomalie
evidenti sul piano didattico-metodologico già riscontrate
da lui stesso in data 31
ottobre (lettera d).
Evidentemente
al prof. Piantoni non importa un altro fico secco che io continui con:
_
il
gioco a scacchi con gli alunni…
_ la
rivisitazione dell’Iliade…
_
la
spiegazione del periodo
ipotetico…
né
tantomeno gli sta a cuore una
puntuale osservanza dei miei
doveri verso l’Amministrazione, perché ama la massima: maxima
debetur puero reverentia.
Gli
interessa solo mettere a punto un altro pezzo dell’ordigno di documenti, in
preparazione del maggior effetto esplosivo. Un simile piano richiede segretezza:
quindi forse egli non trascura, ma sceglie opportunamente (a danno degli
alunni!) di non contestarmi direttamente le anomalie e, giocando sulla sorpresa, di non darmi il tempo di
parare un colpo tanto più potente quanto più concentrato e sferrato nello
stesso istante insieme con altri fendenti. La bomba è ormai pronta manca solo
il detonatore.
Come
mai la presunta incombente minaccia che la scuola salta non basta a dissuadere il prof. Piantoni dall’irrogare
in mattinata la
sanzione disciplinare dell’avvertimento scritto?
Delle
due l’una: o è un perfetto irresponsabile, perché metterebbe a repentaglio
l’incolumità fisica di cose e persone (maxima
ecc. ?!); oppure è un perfetto bugiardo, perché dal suo esposto emerge una
situazione di grave rischio per la comunità scolastica.
L’esistenza stessa del documento, più che l’analisi, incastra inesorabilmente il prof. Piantoni in almeno uno dei denti di questa forchetta (autogol!).